Per generazioni abbiamo pensato alla medicina estetica come a qualcosa a cui ricorrere “quando serve”, ovvero quando le rughe sono già comparse e la pelle ha perso tono. Ma se l’approccio migliore da adottare fosse un altro? Se, invece di “correggere” i segni del tempo, potessimo prevenirli e rallentarne la comparsa in modo proattivo?
Questa è la filosofia dietro alla prejuvenation, il concetto più moderno e strategico della cura della pelle. Utilizzare trattamenti mirati e a basso impatto già a partire dai 30-35 anni serve a mantenere la “memoria biologica” di una pelle giovane più a lungo. L’oboettivo è arrivare a 50 anni con una pelle che non ha bisogno di grandi interventi, ma solo di essere mantenuta nella sua forma migliore.
Vediamo i tre pilastri di questa strategia.
1. Il micro-botulino: educare i muscoli prima che “segnino” la pelle
- Il problema che previene: le rughe d’espressione, come le “zampe di gallina” intorno agli occhi o il solco verticale tra le sopracciglia. Queste non si formano a causa dell’età, ma per la contrazione ripetuta migliaia di volte al giorno dei muscoli mimici. Con il passare del tempo, la pelle perde elasticità e non riesce più a tornare liscia come prima: la ruga da “dinamica” (visibile solo quando corrughiamo) diventa “statica”, ovvero un solco permanente visibile anche a riposo.
- La soluzione prejuvenation: il micro-botulino, noto anche come “baby botox”. A differenza del trattamento tradizionale, qui si utilizzano dosi molto piccole di tossina botulinica. L’obiettivo non è bloccare il muscolo, ma modularne e ammorbidirne la contrazione. È come “educare” i muscoli a esprimersi con meno forza, riducendo lo stress meccanico sulla pelle sovrastante.
- Il risultato: si previene la formazione delle rughe statiche e la “rottura” del derma, mantenendo un aspetto completamente naturale e preservando la piena espressività del volto. Non si “spianano” rughe che non ci sono: si evita che si formino in futuro.
2. La biorivitalizzazione: mantenere il “materasso” della pelle idratato e tonico
- Il problema che previene: la perdita di idratazione profonda, di elasticità e di luminosità. Già dopo i 25-30 anni, la pelle inizia a produrre meno acido ialuronico, collagene ed elastina. Queste sostanze sono le fondamenta del derma, il “materasso” che sostiene la pelle. Quando vengono a mancare, la cute diventa progressivamente più secca, sottile, opaca e meno “piena”.
- La soluzione prejuvenation: la biorivitalizzazione. Attraverso una serie di microiniezioni superficiali, si veicolano nel derma sostanze biocompatibili come acido ialuronico libero (non un filler, quindi non riempie), vitamine, amminoacidi e antiossidanti. L’obiettivo non è aggiungere volume, ma nutrire e idratare la pelle dall’interno e stimolare i fibroblasti, le “fabbriche” interne di collagene, a rimanere attive.
- Il risultato: la pelle conserva più a lungo la sua elasticità, la sua compattezza e la sua naturale luminosità. Si contrasta efficacemente quell’invecchiamento “da qualità della pelle”, che è il primo a manifestarsi e che spesso ci fa apparire più stanchi.
3. I protocolli di “skin quality”: lavorare sulla superficie per una grana perfetta
- Il problema che previene: il fotoinvecchiamento, ovvero l’insieme dei danni causati dall’esposizione solare e dagli agenti esterni (inquinamento, fumo) che si accumulano nel tempo. Questi si manifestano con macchie solari, texture irregolare, pori dilatati e colorito spento.
- La soluzione prejuvenation: in questo caso non si tratta di un singolo trattamento, ma di protocolli personalizzati che lavorano sullo strato più superficiale della pelle per mantenerla sana e omogenea. Tra i più efficaci:
- Peeling chimici leggeri: utilizzati periodicamente, stimolano il turnover cellulare, eliminano le cellule morte e mantengono l’incarnato uniforme e luminoso.
- Laser frazionati non ablativi (es. Clear+Brilliant): definiti i “laser del weekend”, migliorano visibilmente la texture e la luminosità della pelle con tempi di recupero minimi o nulli.
- Skin booster: trattamenti a base di acido ialuronico debolmente reticolato che, iniettati superficialmente, migliorano la texture e l’idratazione in zone critiche, donando un effetto “glow”.
- Il risultato: si mantiene una grana della pelle liscia e un colorito omogeneo, prevenendo i danni a lungo termine che danno alla pelle un aspetto invecchiato anche in assenza di rughe profonde.
Fonti
- Profhilo viso: la guida completa per capire a cosa serve
- Peeling PRX-T33: come funziona e a cosa serve la biorivitalizzazione senza aghi
Foto: Adobe free stock
